domenica 9 aprile 2017

Sant’Isepo, il Moncin,via delle Muneghe : viaggio nelle storie di casa nostra




Una volta, quando non si sfrecciava a velocità sostenuta lungo la Noalese, la zona del Moncin,dopo Sant’Isepo ma in Sant’Isepo aveva una suo fascino particolare. Sarà per v ia di quel nome (la voce popolare
riferisce l’esistenza di un convento di monache di clausura giusto ove oggi è sito l’aeroporto e , a dire il vero,tracce di questo storia sono rinvenibili anche nel nome di una via delle Muneghe), sarà
perché nel raggio di pochi metri si consumavano le storie di due osterie, ma ‘quella contrada’ ha sempre esercitato nelle nostre menti un richiamo affettivo.
Il Moncin svolgeva sicuramente una antica funzione di osteria,punto di approdo delle diligenze e dei viaggiatori provenienti da Padova. L’antica insegna del Moncin riportava la data del 1914 : a quell’epoca rislagono infatti le notizie delle prime licenze. Ad una maniscalco era subentrato un forno a legno gestito dalla famiglia Sartor : il testimone dell’attività passò poi alla famiglia Girotto nel 1960.
La storia del Moncin è legata invece alla storia della famiglia Zorzi. I genitori di Renato Zorzi avevano saputo imprimere alla storia del locale una firma indelebile. Una cucina sapiente,perfettamente allineata con le nostre migliori tradizioni, ha giustamente consegnato i loro nomi alla storia del costume di Treviso.
Il Moncin,dopo alcune parentesi e ‘sfarfallamenti’ in territori non suoi,è ritornato a nuova vita grazie a Nicola, l’attuale ‘capo’. Chef solido, di ottima formazione e studi professionali, Nicola ha ulteriormente imparato l’arte
in molti locali top, così da affinare le proprie esperienze. Quando ha deciso il grande ‘salto’, ha voluto impegnarsi per restituire al locale la dignità culturale che gli è sempre stata propria.
Un tempio unico del buon gusto , con piatti ispirati alle nostre tradizioni, semplici e creativi al tempo stesso.
Noi de ‘Il Nuovo Cagnan’, non ci accontentiamo delle chiacchiere.Abbiamo visitato il Moncin in un giorno qualsiasi, di un mezzodì qualsiasi, per degustare il menù del giorno.
Forse qualcuno si chiederà : ma per uno chef come Nicola,interpretare un menù di lavoro a prezzo fisso non costituisce quasi una ‘menomazione’ professionale ?
La risposta è nella qualità delle proposte : tre primi e tre secondi, con materie prime eccellenti ed una cucina davvero efficace. I ‘grandi’ si vedono dalle piccole cose.
E , qui al Moncin, in Sant’Isepo, tutto va bene. Parola anche di Palato Anarchico, alias Giuseppe Gaspari, giornalista e blogger di profilo nazionale che con noi ha avuto il piacere di assaggiare la cucina di Nicola.

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