domenica 9 aprile 2017

La Festa di Sant'Isepo a Treviso

Anche se cadeva due giorni esatti prima dell’inizio ufficiale della primavera,la festa di Sant’Isepo
era per i trevigiani l’uscita dall’inverno : si ‘imprimavano’ i vestiti nuovi, si cominciava a rimettere in naftalina , con al roba pesante,lo stesso inverno. Anche se (cosa comunque, a mio ricordo,improbabile),avesse piovuto, quel giorno nulla al mondo avrebbe impedito alla gente della città e dei dintorni di farsi la scampagnata della sagra.19 marzo : san Giuseppe.
Sui calendari,nelle pagine dei diari scolastici,era giornata di precetto assoluto : chiuse botteghe,uffici e scuole. Cominciava dopo il mezzogiorno l’esodo verso la frazione che ci pareva lontana, come terra straniera.
Non c’erano autobus, allora e nemmeno il tram. Si andava a piedi,oppure, in carrozza : rare le macchine dei ‘siori’ per la strada polverosa. Il cavalcavia e l’asfalto erano ancora di là da venire.
La sagra, a parte i consueti banchetti di giocattoli,palloncini, fischietti, trombette e altro, e quelli delle frittole, dei ‘ciucci’ e delle tiramolle,non era poi granchè.
Ma ci ci accontentava, magari mangiando i finocchi che la Emma vendeva assieme ai bagigi : ‘bagigi e fenoci’.Per poche lire si era beati….
Poi il tempo passò : il santo dei marangoni è stato, si deve dire,politicizzato e andare alla sagra non è più di moda. Già in quel 1935 ancor prima che i pruriti imperiali solleticassero i nostri ‘capi’,di parlava del campo d’aviassion,che era poi l’attuale aeroporto. Un vastissimo prato,un hangar,una manica nel vento,due aeroplani uno dei quali (credo fosse costato ventimialire !!), era proprietà della famiglia Appiani.
Tre anni dopo, il 4 Novembre,nel ventennale della Vittoria,quel velivolo dopo essere atterrato sulle Grave del Piave illuminato, si incendiava in seguito ad una collisione con l’altro aereo in dotazione della RUNA (non c’era l’aeroclub), su quello stesso campo ‘de Sant’Isepo’.
Anche Appiani morì bruciato come quel camerata e corsero voci su una presunta volontarietà del noto ceramista a provocare l’incidente per via di sospetti, fondati o meno, su una tresca della bellissima moglie con il Bozzoli…..
Sagra di Sant’Isepo.
Il vino correva a litri per le tavolate di gente pacificamente allegra. Si salutava la primavera e si ringraziava, con l’aiuto del prete e del campanaro, la divina provvidenza. Esultavano anche i vecchietti della casa dei cronici’,infernale gerontocomio dove veniva messo a morire chi aveva il torto di ivecchiare senza arricchire.
Quei vecchetti potevano uscire solo al sabato e gran parte di essi andava in giro a chiedere l’elemosina che quasi nessuno si sognava di negargli.
Perchè nel cronicario-lager la fame era tanta. Poveri vecchi! La casa passava loro una divisa con il berrettino e visiera : l’uniforme dello sparuto esercito della miseria.
Si ubriacavano con estrema facilità : euforici alla prima ombra, già cotti alla terza.
Sempre per via della fame, anch’essa cronica.
San Giuseppe non è più ‘campagna’, ora. Prosegue, dopo lo storico campo nafta (Eden) e il cavalcavia, la città come una appendice più chiara : villette,case civettuole,benessere e……..

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