giovedì 8 settembre 2022

Le Rotte del Cagnan – Fontane Chiesa Vecchia fra itinerari religiosi e percorsi del gusto


Ci dicono che l'osteria a Fontane Chiesa Vecchia ci sia sempre stata (almeno da settant'anni, o giù di lì).

Ai tempi dello studentato (contrassegnato a Treviso dalle 4 Esse, Siamo Sempre Senza Soldi), giungevamo spesso in questa contrada con la nostra romabante (si fa per dire....) Topolino decapotabile e bastone del cambio permettendo ( era spannato e ci restava regolarmente in mano....), scendevamo a bere un'ombra e a degustare una buona fetta di sopressa di casada.

Altri tempi : oggi l'antica osteria è ritornata nuova vita grazie a Silvana e Boris, due sposi che

hanno portato dalla slovena Postumia un entusiasmo e una freschezza davvero inediti.

Postumia è situata a metà strada circa tra Lubiana e Trieste, al centro della regione storica della Carniola interna, di cui costituisce il maggiore centro abitato. Postumia è allo stesso tempo situata ai limiti orientali del Carso, in prossimità delle omonime grotte e del Castel Lueghi (o di Predjama) che costituiscono due delle maggiori attrazioni turistiche della Slovenia.


La Trattoria Pizzeria Chiesa Vecchia propone oggi una cucina che unisce il meglio delle tradizioni locali, sia di carne che di pesce. La pizzeria può contare sul forno a legna.




Ma Fontane Chiesa Vecchia è inserita anche negli itinerari Percorsi della Fede, che Borghi d'Europa propone.

Le iniziative di informazione trovano oggi un punto di incontro nel progetto 'L'Europa delle scienze e dalla cultura' (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica), che deve realizzare entro la fine del 2022 i Percorsi Internazionali presentati a Milano, nella sede del Parlamento Europeo nell'aprile del 2019.


Fontane,nota anticamente come Giustignago o Lago di Giustina, il toponimo attuale testimonia la notevole presenza di risorgive.Un primo nucleo abitato doveva esistere già nel XII secolo, quando viene citata una chiesa intitolata a Santa Maria di Fontane.

L'economia del paese si resse sin dal XIII secolo sulla presenza di mulini, cartiere e opifici azionati dai numerosi corsi d'acqua. Dal XVI secolo assunsero invece importanza le coltivazioni di canapa e lino. Fu comune autonomo in epoca napoleonica .



La Chiesa Vecchia si trova nell'abitato più a sud, chiamato appunto Fontane Chiesa Vecchia, e rappresentò il principale luogo di culto sino al 1922, anno in cui fu ultimata l'attuale parrocchiale (di cui oggi è succursale).

Di questo edificio si hanno notizie sin dal 1093. A lungo dipendente dal Battistero di San Giovanni Battista del Duomo di Treviso, divenne parrocchiale nel 1568.

L'attuale costruzione fu iniziata sul finire del XVI secolo, per essere consacrata nel 1601. Nel 1818 venne ampliato il presbiterio. Ha svolto le funzioni di parrocchiale sino al 1922, quando fu sostituita dalla nuova chiesa; da allora ha attraversato un certo abbandono sino alla ristrutturazione degli anni 1980 durante la quale vennero alla luce due resti di affresco risalenti al Tre-Quattrocento.


Presenta una facciata a capanna tripartita da lesene di ordine ionico, con il portale sovrastato da un rosone murato. Completa la facciata, poggiando su uno spesso architrave, il frontone. L'edificio conserva parti della chiesa precedente, in particolare il campanile romanico del XIII secolo.

L'interno custodisce varie opere di pregio: il pulpito policromo in legno (XVIII secolo), due formelle in terracotta presso l'altare maggiore, due statue lignee dei santi Pietro e Paolo, una statua in legno dipinto della Madonna (XVIII secolo). Gli arredi più preziosi sono stati trasferiti nella nuova parrocchiale.


giovedì 1 settembre 2022

Le Rotte del Cagnan – La Contrada del Cavallino a Treviso

 


 



Via Palestro a Treviso, collega piazza Ancilotto a via Martiri della Libertà.

Il toponimo odierno, già assegnato anche a piazza Ancilotto, è del 1883 e rimanda alla celebre battaglia di Palestro (1859). Prima ebbe varie altre denominazioni: nel Trecento era la contrada Hostarie de Cruce e, più tardi, Contrada delle Ostarie dalle tante osterie che vi si trovavano; poi fu nota come contrada del Moretto, del Cavallino e dei Due Mori dal nome di una trattoria ; venne inoltre indicata come contrada dei Tripperi (dalle tante rivendite di trippa - siamo nella zona delle Beccherie, v. piazza Ancilotto), del Teatro Dolfin (v. via Teatro Dolfin), del Molinetto (v. via Molinetto).


La Contrada del Cavallino di Mirko Trevisanello

“ Mi affascinava fin da quando ero bambino, quella striscia di pietra,incastonata fra i mattoni nudi,con su scitto il none della 'contrada'. Compitavo felice, forte degli insegnamenti di suor Nicefora,mia maestra di prima elementare,quel 'contrada' del Cavallino e, chissà mai per quale nistero, l'associavo alla bottega dei 'bandeta', che sulla via Palestro apriva una scura porta e ancor più scure,fuligginose inferriate coperte da fitta rete.

'Bandeta' vuol dire lattoniere nel dialetto trevisano,ma chi si sarebbe mai sognato di chiamare così Bepi o Angelo ?

Tanto più che accanto alla porta,sulla targhetta di marmo, era scritto proprio così : Angelo Dal Molin,bandaio.

Incudine,lastre di latte,forgia,martelli di ferro e di legno.... Mi affascinava l'improvviso divampare di braci al soffiare del mantice,mi affascinava la grossa lampada a benzina,lucida di ottone , alla cui fiamma sovente venivano immolate a milioni,le uova delle cimici allegramente proliferanti nelle brande di molte case all'ingiro.


Sicchè Bepi, socio di Angelo,quando lo incontravo per via con l'immancabile 'popolare' fra le labbra e l'ancor più immancabile lampada in mano, assumeva ai miei occhi simultaneamente l'aspetto di un guerriero, di un paladino e anche di un boia, delle cimici.

Là di fronte la casa romanica ancora ricoperta di intonaco ignobile,era adibita a bottega di vetri,cristalli e specchi.Di fianco ad essa apriva i suoi battenti

l'antica meravigliosa osteria del 'Corder',sempre piena di voci e odori com e di vecchie botti, con le panche sempre occupate da vagabondi sereni di sazietà ed ebberzza acquisite a buon mercato.

Di fronte,oltre la via, c'era l'osteria da Gildo ed i miei pochi anni già fremevano d'incredibile amore

per la bionda Cicci che aveva due anni più di me.

Poi i tempi si succedettero sereni e tristi,carichi di pacate gioie subito seguite da follie e mostruosità.La bottega 'de' veri' chiuse per restauri e le martelline dei muratori,grattato via l'ignobile intonaco, recuperarono una splendida facciata romanica,il 'Corder' chiusei battenti,

al posto della trattoria da Gildo fu aperto un elegante negoziodi pentolame costoso.

Morirono a pochi anni di distanza l'uno dall'altro Bepi e Angelo, i 'bandeta' della bottega fumosa....

Le case, le cose, gli uomini,i fatti, tutto o quasi ha ormai abolito l'inesorabile macina del tempo.

Eppure....”


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giovedì 25 agosto 2022

Le Rotte del Cagnan - Via Frà Giocondo e le Mura

 Via Frà Giocondo


Via Frà Giocondo è la seconda laterale destra di via Canova, raggiunge varco Santa Bona.

L'area fu compresa all'interno delle mura solo a partire dal Trecento ed ebbe nel tempo numerose denominazioni: borgo di Santa Bona, Conegliano Novello (dal 1184 al 1214, v. varco Santa Bona), borgo al Loco (dopo il 1512), borgo delle Orsoline (dopo il 1611, v. via Orsoline).

L'antico nome borgo Alloco, confermato dalle delibere del 1883, è di difficile interpretazione. Secondo Matteo Sernagiotto deriva da ad locum ("al luogo"), sottintendendo la presenza di postriboli. Altri lo rimandano a lucco, una ricca veste di panno o damasco indossata da nobili e funzionari, nonché dai tanti Fiorentini che si erano trasferiti a Treviso nel Trecento. Una terza ipotesi lo lega semplicemente all'allocco, rapace notturno. Infine, c'è chi lo avvicina sempre al latino locus ma nell'accezione di "sepolcro" in quanto nella zona è documentata l'esistenza una stele funeraria di epoca romana, oggi dispersa.

Nel 1911 cambiò toponimo in onore di frà Giocondo da Verona (1434 ca. - 1515 ca.), progettista dell'attuale cinta muraria.




Le mura di Fra Giocondo con i placidi ippocastani

Di Giovanni Comisso


Nel fatale eterno ritorno delle guerre, Treviso ha un fortunato destino di campo trincerato non utilizzabile. Al tempo della guerra tra Venezia e i collegati di Cambrai, mentre si guerreggiata ai margini dei possedimenti di terraferma della Repubblica, Fra Giocondo tracciò le fortificazioni della città di Treviso diramando i due fiumi Cagnan Sile intorno alle mura da lui stesso ideato. Ma la guerra si concluse senza che si dovesse subire alcun assedio. Le belle mura adorne di due porte scolpite di leoni di santi furono paragonate, forse da qualche abato letterato, ha un anello con due gemme. Sopra a queste mura furono piantati degli ippocastani e si tramutarono in una placida passeggiata da cui il cittadino nelle ore di ufficio chiuso va a respirare un po’ di buona aria che viene dai monti.

  •  Porta Fra Giocondo (foto di Appo92, Wikimedia Commons)

  •  Porta San Tomaso (foto di Appo92, Wikimedia Commons)

Durante l’altra guerra, quando gli austriaci erano arrivati al Piave, appena quindici km dalla città, il comando supremo decise un vasto campo trincerato che appoggiandosi alla massa dei sobborghi e delle acque che qui si uniscono avrebbe dovuto fermare il nemico se fosse riuscito a valicare Il Piave, ma la guerra terminò sul Grappa, sul Montello e sul Piave senza che questo campo trincerato fosse messo in opera. Durante questa guerra i tedeschi, mentre si combatteva sulla linea gotica decisero di trasformare la città quasi ridotta a un cumulo di macerie dai bombardamenti alleati, in una posizione…

  •  foto di Slavin

  •  foto di Slavin

  •  foto di Slavin – CC BY 2.0

  •  foto di Appo92 – CC BY-SA 3.0

  •  foto di Appo92

Le Mura di Treviso

E si vide, curiosamente, le vecchie mura ideate da Fra Giocondo nel cinquecento per la guerra di Cambrai ritornare utili per una guerra di questi tempi. Vi praticarono cunicoli, demolirono i ponti, delle varie porte, e oltre i sobborghi scavarono un fosso anticarro tutto in giro con massicci sbarramenti in cemento nei passaggi stradali rafforzati da trincee. Stupiva vedere quei fossi, quelle trincee, quelle mura cinquecentesche calcolate come ostacoli ai pesanti carri armati di questi giorni, addolorava pensare che la città semidistrutta sarebbe forse stata cancellata fino nelle sue fondamenta da una lotta massacrante. E faceva anche ridere per certi particolari aspetti di questa posizione istrice: ricordo una mattina una impettito ufficiale germanico fermare la autoblinda e scendere a ispezionare i lavori in un sobborgo, subito dopo il fosso anticarro vi era una casa con frutteto e qui era stata scavata una trincea giudicando come mascheramento su una decina di piccoli meli. Talmente esili che una leggera mitragliata sarebbero svaniti. Pensavo a un rammollimento della strategia germanica ed era una certezza della prossima fine.

 Treviso – Corso del Popolo (Cartolina, CC PDM 1.0)

Anche questa guerra terminò senza che Treviso dovesse diventare campo di lotta e speriamo che nel futuro almeno per questo le sia dato di mantenere questa tradizione. Non lo è invece i bombardamenti aerei. Nell’altra guerra e in questa, la città fu considerata come un importante obiettivo per causa della vasta rete ferroviaria che qui Incrocia rasentando per tre lati il rettangolo della città. Nel nuovo piano del regolatore con l’incoscienza dei giovani non si è tenuto conto di questa situazione, che se dovesse ripetersi un’altra guerra, purtroppo per prevedibile data l’oscura saggezza degli uomini, la città sarà di nuovo bellamente bombardata. Se non è possibile allontanare la stazione, almeno avrebbero dovuto studiare di raccordare le linee e di allontanare in uno modo da non quasi cingere la città come lo è tuttora. Questo piano ha tuttavia i suoi pregi sia nel voler eliminare il grande traffico automobilistico dalla periferia raccordandolo attorno ai sobborghi è ancora all’interno della città verranno messe in valore molte zone che prima erano abbandonate e che sono le più belle per essere vicine alle chiare acque del fiume Sile e Cagnan. Però ossessionati da un facile ottimismo in un futuro grande afflusso automobilistico nell’interno della città hanno anche ideato raccordi interni di nuovi strade che con tutta probabilità rimarranno squallidamente deserte e per farle

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si demoliranno case che miracolosamente è sono rimasti in piedi e si costringeranno a espropriazioni irrisorie i proprietari di aree già danneggiati dalle distruzioni delle loro case che da anni non danno più un soldo di reddito.

 Ponte sul Piave a Vidor

Uguale sorte a quella di Treviso, bombardata nelle due guerre ultime è toccata al Ponte di Vidor sul Piave che congiunge Treviso al vago paese di Valdobbiadene alla base delle prealpi. Questo ponte dal qu

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ale si gode uno dei più variati paesaggi del mondo fu fatto saltare dalle nostre truppe nella ritirata del 1917. E la grande distruzione fu fatta da bombardieri alleati nel 1944. In questi giorni il ponte è stato ricostruito a da esso si ritorna ad ammirare le colline verso Asolo boscose alternate di luce e ombra come in un quadro di Giorgione o di Bassano, lo scenario delle montagne che si aprono verso Quero per lasciare passare il Piave, le colline ricche di vigneti verso Valdobbiadene, e tutta l’ampia distesa di ghiaia e di acque che s’incurva contro il rialto dolce del Montello. Panorama che D’Annunzio tramutò in uno dei suoi scritti di guerra figurando il Piave come una collana al collo della patria è il Montello come una sua mammella.

Giovanni Comisso





Le Rotte del Cagnan - Borgo Cavalli

 

 Il nome del Borgo deriva con tutta probabilità dal fatto che esso ospitava l'antico mercato dei cavalli.

Altri fanno risalire l'origine del nome ad una famiglia omonima. Attorno al 1308 il Borgo era conosciuto come 'Burgo Sancti Thomasi',per via della Chiesa che vi sorgeva, fuori le Mura.

La Chiesa venne distrutta nel XIV secolo, nel corso della battaglia  scatenata da Cangrande della Scala.

Tutta la zona subì poi delle devastazioni ad opera della repubblica di Venezia, decisa  ad erigere le nuove Mura di Frà Giocondo e bisognosa, dunque, di spianare le aree destinate all'uopo.


Mirco Trevisanello ricorda nelle pagine de Il Nuovo Cagnan che Gianfranco Botter aprì con la moglie e i figli il suo negozio in Borgo Cavalli, trasferendosi da Piazza delle Erbe. Il 'Mago delle Chiavi' si aggirava però attorno a Via Inferiore in ore innominabili (perchè altrimenti si sarebbe scatenata una cirsi coniugale!),onde prelevare il buon Pietro Fonetico in Galleria Bailo e inaugurare, ogni spesso, il calice d'ombra nelle vicine osterie, pardon^, Chiese!

Piero il Fonetico era un'altra figura storica dell'altra Treviso, grande sostenitore del roseo foglio !

Qualcuno lo aveva preso per il fantasma dello sfratto ed aveva chiamato il 113.Ma il buon Gianfranco non si fece intimorire : di resistenze elettriche (visto che commerciava anche materiali di questo genere). era ben fornito !

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giovedì 18 agosto 2022

Eurosostenibilità – La sostenibilità nel settore degli indumenti di lavoro – L'impegno di Konsum srl

 



Borghi d'Europa propone dal 2020 un percorso informativo internazionale denominato

EUROSOSTENIBILITA', che ha preso il via dal Patrocinio concesso da ESOF2020 Trieste

Città Europea della Scienza a Borghi d'Europa.

Le iniziative 2022 sono dedicate ai temi della sostenibilità aziendale e vengono supportate da Konsum srl di Cornuda (TV), azienda che opera nel Centro-Nord nei settori della segnaletica stradale e della commercializzazione di prodotti di antinfortunistica e pulizia.


Nel settore degli indumenti da lavoro vi sono serie motivazioni che portano alla scelta di tessuti

ecologici. La necessità di promuovere l'economia circolare e la sostenibilità nel settore tessile, ha fatto nascere una gamma green molto innovativa, "...prodotta con poliestere ricavato da bottiglie di plastica riciclata, polpa di legno, cotone certificato in base agli standard Faitrade o BCI (Better Cotton Initiative) che tengono conto delle condizioni dei produttori nei paesi in via di sviluppo e cotone biologico, cioè coltivato in assenza di sostanze chimiche. Il cotone infatti utilizza il 2,5% delle terre coltivate al mondo ma consuma il 16% dei pesticidi. D’altro canto, utilizzare poliestere ecologico significa dare nuova vita ad una bottiglia di plastica che impiegherebbe circa 1000 anni per scomparire, risparmiare il 45% di energia, il 20% di acqua e il 30% di emissioni nella produzione della fibra rispetto al normale poliestere."

Marilisa Romagno delinea in un articolo di Alternativa Sostsnibile quali sono i 5 motivi per scegliere abiti da lavoro sosteninbili in azienda

http://www.alternativasostenibile.it/articolo/tessuti-green-5-motivi-scegliere-abiti-da-lavoro-sostenibili-azienda



1. PIÙ ENERGIA PER IL PIANETA

Per produrre una tonnellata di plastica sono necessari 900 litri di petrolio, 180 metri cubi d'acqua e 14mila kiloWattora di energia. Per una tonnellata di plastica riciclata, invece, bastano 2 tonnellate di plastica usata, 1 metro cubo d'acqua e 950 kiloWattora di energia.



2. MINORE INQUINAMENTO DA PLASTICA NEI MARI

Secondo dati del WWF, la plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge del Mediterraneo. L’Europa, il secondo maggiore produttore di plastica al mondo dopo la Cina, riversa in mare ogni anno tra le 150 e le 500 mila tonnellate di plastica. Incoraggiare e promuovere l’adozione di plastica riciclata permette di limitarne la dispersione nell’ambiente.



3. BENEFICIO ECONOMICO PER IL PAESE

Secondo il Green Economy Report del COREPLA (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica), nel 2017 sono stati avviati a riciclo il 43,4% degli imballaggi in plastica raccolti; e tra il 2005 e il 2017 gli imballaggi avviati al recupero sono cresciuti in modo esponenziale con un più 64%, recando al Paese un beneficio economico di oltre 2 miliardi di euro per la materia prima non consumata, per la produzione di energia e per il risparmio di emissioni di CO2. Utilizzare vestiti ecosostenibili moltiplica quindi i benefici derivanti dal riciclo della plastica.



4. MINORI CONSUMI DI GAS SERRA E DI ACQUA

Secondo il primo studio internazionale sulla valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) del cotone biologico promosso da TE (Textile Exchange, organizzazione no-profit che si occupa di promuovere un’industria tessile sostenibile), su dati provenienti da paesi come India, Turchia, Tanzania, Stati Uniti e Cina che rappresentano il 97% della produzione mondiale di cotone biologico, gli effetti positivi del cotone bio sono diversi: il 46% della riduzione delle emissioni di gas climalteranti; il 70% della riduzione delle emissioni responsabili dell’acidificazione; il 91% della riduzione di consumi di acqua destinata principalmente all’irrigazione (esclusa l’acqua piovana); il 26% della riduzione dell’eutrofizzazione, vale a dire dell’eccessivo arricchimento di sostanze nutritive dell’ecosistema; il 62% della riduzione di consumi di energia primaria.


sabato 6 agosto 2022

Le Rotte del Cagnan - Contrada San Martino a Treviso


 

La storia ci dice che il Ponte di San Martino era famoso per i suoi sedici mulini e  per le opere idrauliche di Fra'Giocondo. Verso la fine del 1200 anche la riva destra del Sile  fu 'assorbita' dalla città, mentre, prima, aveva costituito una linea di difesa verso sud. Le acque del Sile, con la costruzione dei mulini, venivano utilizzate per la produzione di energia  idromeccanica (fin qui il Sile era infatti navigabile).

Soltanto agli inizi del XIX secolo le macchine sostituirono il sistema dei mulini.La centrale e la vicina pescheria furono pesantemente bombardate nella seconda guerra mondiale : fu necessario perciò provvedere alla loro ricostruzione.

La Chiesa di San Martino (costruita come sacello tra i secoli VI e VII), si era sviluppata fino a diventare l' Ospedale di Treviso. Lo spostamento dello stesso, per ragioni militari,ne provocò la decadenza. Soltanto nel corso del '500 fu restaurata e, alla metà del '700, fu mutata sostanzialmente nella struttura con l'inversione di presbiterio e facciata. I bombardamenti del 1944 la rasero al suolo. Restò intatto il campanile,che può esser fatto risalire al secolo XIII.



I vagabondi del gusto ricordano la Gelateria Sommariva e la Pizzeria da Pasqualino (in via Pescatori),come mete del buon desiderio.





giovedì 4 agosto 2022

Le Rotte del Cagnan In Piassa del Gran



'Là,in piassa del Gran,

dove el marcà,

al marti e al sabo,

el ciama un grumo de zente,

ghe xe la redassion

de quel simpatico giornalista

che i gà batesà 'Cagnan',

come el fiuel nostran

che tarversa el cuor

de la cità

e mete ne la traversa

le ciaole,le batarie,i rosegoti,le tradission,

le scoasse, el ben e el mal,

tra corni e goti

de vin trevisane e risoti,

pesse e cicin

par el grando e el pissinin

GIORGIO GARATTI


La sede della redazione era presso la Galleria di Sergio Val, 'Lo Scrigno' e funzionava con il vecchio telefono a gettoni della Sip.Altri tempi, di giornalismo eroico, con pochi soldi e tante idee.

Le riunioni della redazione erano di sovente volanti : andavamo spesso da Secondo,in Piassa dei Cunici (dio solo sa quanti chiodi in ombre abbiamo lasciato!).Spesso Sergio Val ci raggiungeva dentro a quella reggia del casual che era il Magazzino del Lavoratore di Toni Bellan, dove, a serrande già abbassate,ci regalava con Mirko Trevisanello le storie  della 'sua' Treviso.

Eppure vi erano un entusiasmo e una violgia di fare 'informazione' che annunciavano un giornalismo

più identitario,più attento alle persone che ai fatti quotidiani del 'politichese'.

Come dimenticare  poi i rimi sostegno al roseo foglio : Nane Pinarello,il Magazzino del Lavoratore, le Calzature Pupin e Gola, che portiamo sempre nel cuore.



Le Vie del Gusto : da Spillo, a Treviso, con la famiglia Sorbillo

 

Con una intervista del giornalista ed enogastronomo Bruno Sganga a Gino Sorbillo, per la trasmissione televisiva La Verità nel Piatto, si apriva l'itinerario di costruzione del Percorso Internazionale La Via della Pizza nel 2019.

Gino Sorbillo appartiene ad una delle famiglie di pizzaioli più antiche di Napoli. cresce nella pizzeria di famiglia e ben presto impara i segreti della vera pizza napoletana.

Con Gino Sorbillo la Pizza Napoletana è giunta a livelli qualitativi altissimi e si è guadagnata di diritto spazio tra le migliori eccellenze gastronomiche italiane.


Oggi quell'itinerario è stato portato a compimento, e i giornalisti di Borghi d'Europa hanno deciso di realizzare la presentazione a casa Sorbillo, in quel di Treviso, ove Giuseppe Sorbillo ha portato il vero messaggio della pizza napoletana.





“Oggi dopo 11 anni propongo un servizio completo con prodotti esclusivamente napoletani e mozzarella DOP e pomodoro pelato proveniente da Napoli . La pasta della pizza a lunga lievitazione è fatta esclusivamente da noi con prodotti artigianali e farine selezionate.”


L'intervista a Giuseppe Sorbillo si lega alla prima intervista a Gino Sorbillo, con quel brio e quella freschezza che soltanto un giornalista come Bruno Sganga ( che è stato, non dimentichiamolo, il coordinatore delle iniziative editoriali di Luigi Veronelli), sa dare ai suoi interventi. La sua nuova avventura con la trasmissione Pizza è Vita, ci consegna la storia della famiglia Sorbillo.


“Pizzeria Spillo propone pizze bianche e tradizionali molto particolari con una una pasta prettamente napoletana, molto digeribile. Oltre alla pizza proponiamo un antipasto classico napoletano composto da arancini di patate mozzarella in carrozza, dei primi e secondi piatti espressi (in quanto tutto viene fatto al momento), primi secondi e contorni sono selezionati in modo accurato

Le verdure sono tutte fresche nessun prodotto all'interno della pizzeria Spillo è surgelato, solamente le patatine fritte. Su prenotazione a richiesta è possibile effettuare delle cene a base di pesce fresco esclusivo.Da spillo poter trovare una selezione pasticciera di prodotti di qualità fatti esclusivamente in casa,tra cui tiramisù pastiera napoletana Babà ricotta e cioccolato Mussa cioccolato cannoli siciliani torte di compleanno semifreddi,il tutto prodotto in modo artigianale.”


Il tempo dell'intervista è volato.

L'appuntamento con il Percorso europeo è ormai dietro l'angolo.

Con la famiglia Sorbillo si vola!



sabato 30 luglio 2022

IL CAGNAN Settimanale Satirico-Artistico , Vicende e storie del roseo foglio

 


La scapigliatura trevigiana di quel periodo (parliamo del 1920 o giù di lì), subito dopo la guerra, quando i primi sussulti del fascismo sorgente facevano già prevedere la marcia su Roma, era, come d'altronde accade anche adesso,prettamente provinciale, condizionata dalla vita di una cittadina limitatrice della vita sociale e culturale, pronta a reprimere in mille modi ogni movimento sospettofin dal primo insorgere.

Una scapigliatura,quindi,costretta ad essere casalinga e ambigua : un prezzo, anzi uno scotto pagato per sopravvivere.

Remigio Forcolin

Remigio Forcolin e alucni amici,fra cui Vianello e Cancian,queste cose le sapevano molto bene,ma fu proprio questa conoscenza delle abitudini del nemico, che consentì loro di varare il loro 'Cagnan0, senza il necessario placet dei benpensanti, della borghesia e della nobiltà che imperavano e sottomettevano intellettualitàcultura e arte....





                                                Sante Cancian


Un tiro mancino, dunque,una specie di golpe giornalistico che prese tutti alla sprovvista.

Riuscirono i benpensanti a farlo tacere soltanto anni dopo, complice quel fascismo al quale s'erano votati anima e corpo,esclusi alcuni rari ostinati dissidenti, allora....



Treviso nel dicembre del 1944 stava ancora leccandosi le ferite tremende di cinque anni passati fra guerra e Resistenza.I morti erano comunque sepolti, le case dirute cominciavano, mattone per mattone,a essere ricostruite, fiorivano 'balere' in ogni angolo libero dove le 'signorine' facevano affari d'oro con gli Alleati delle truppe di occupazione. Qualcuno trovò persino marito,fra le divise 'kaki' d'oltre oceano.Dollari,'am-lire', cigarette and chocolat.

Boogie woogie, contrabbando e mercato nero : la benzina la trovavi dal fruttivendolo,il pane bianco dal fabbro ferraio,pezzi di ricambio per gli scassati automezzi superstiti potevi reperirne a volontà nelle case coloniche di astuti villici trasformatisi al tempo giusto. E fiorivano ovviamente, anche le testate giornalistiche.Molte duravano pochi giorni, altre, più resistenti, tenevano banco in edicola per mesi. Fiorivano i periodici del turpiloquio, del livore antiproletario, del bacchettonismo più smaccatamente puritano. Parrocchie e partiti duellavano sui giornali senza esclusione di colpi.



Poi un mattino del dicembre del '45 lo stanco e spoetizzato lettore della Marca,intontito dalla carta stampata e dai simboli politici,indeciso se votare casa Savoia o Repubblica, sazio di corned-beef e di comizi quotidiani,trovò nelle edicole il Cagnan,un foglio rosa scritto in dialetto e in italiano sulle quattro pagine che la carestia di carta imperante gli consentiva, piene di lepidezze,allusioni,barzellette,frustate episodi di vita cittadina narrati in chiave satirica,personaggi illustrati con tanto di nome cognome qualifica....


Il fogliaccio rosa di Remigio Forcolin andò letteralmente a ruba.

Con i numeri immediatamente successivi il settimanale divenne per i trevigiani un simbolo,una bandiera,un mezzo di difesa,ma anche di offesa.Insomma un apostolo che esortava i 'fregati' a non porgere l'altra guancia e che li difendeva egregiamente con quella forza e qul potere che solo la parola, se sapientemente spesa, sa esprimere.

Sopra la testata il motto trevigiano 'mi no vado a combatar', riassumeva nella sua laconica sfrontatezza, la mentalità e l'animo medesimo dei nostri cittadini.


Nessuno si salvava, la nemesi del sabato mattina era attesa e temuta da tutti : in città e provincia ( dove bravi amici corrispondenti mandavano ciacole e maldicenze comunque sempre ben fondate e dove il Cagnan rapidamente si diffuse), temuto da uomini politici e cittadini semplici,da 'borsari neri' e pescicani,da ex fascisti pentiti (ma non troppo),omosessuali d'alto rango,patronesse e zelatrici dalla vita (quella diurna...) irreprensibile.....


Remigio Forcolin fu querelato un sacco di volte e quasi sempre se la cavò trionfalmente.

Poi, come molti giornali galantuomini, cessò le pubblicazioni. In silenzio,senza traumi, senza la consueta 'pètarade' che accompagna, usualmente,l'agonia di una testata. Non aveva più soldi,ecco tutto.....


Dal 1948 occorre fare un bel salto temporale per trovare traccia del risorto Cagnan.

Alla corte del mensile Pagine Venete, a settembre del 1979,con quei bizzarri personaggi della vita culturale veneta che rispondono ai nomi di Franco Batacchi (direttore),Giorgio Dalla Barba (editore) e Mirko Trevisanello.


Franco Batacchi


Il foglio rosa,supplemento  mensile a Pagine Venete, fu resuscitato grazie alla carta fornita dalla Cassamarca e fu curato da Trevisanello,poeta scrittore giornalista professionista, amatore folle dele grazie muliebri, figura molto invisa negli ambienti benpensanti...

Forse a causa della sua sincerità di espressione,della crudezza , a volte, del sui linguaggioo.O, forse,

per il suo spirito indipendente.


Remigio Forcolin restava in sella come direttore onorario.

La stagione di Pagine Venete,legata ad alcuni progetti culturali di ampio respiro (Treviso Città Europea,era lo slogan!),terminò con la rovina finanziaria dei suoi animatori,complici vicende poco chiare di mancati finanziamenti,di loggeP2,di morte per asfissia d'indipendenza politica.

Treviso continuava ad essere lottizzata da una classe politica inetta,capace soltanto di difendere il proprio orticello di potere e di mandare allo sfascio ogni seria iniziativa di rinnovamento.

Sembrava che la stagione del Cagnan fosse finita.


E invece gli spiriti liberi non crepano mai.

Nel settembre del 1983 ( a una anno dalla sospensione delle pubblicazioni),un colpo di coda di Mirko Trevisanello e Giorgio Dalla Barba,faceva resuscitare il roseo foglio,in edizione autonoma.

Così il nuovo Cagnan riprese la voce, sorridente e crudele, beffardo ed ironico,nobile e povero.




Nel dicembre del 1983 Trevisanello va a dirigere Venezia7 e il Marco Polo 2000.

L'almanacco della trevisanità ridiventa 'cattivo'.Molti speciali, molta irriverenza, 'carne' ai politici.

La nuova formula fa discutere : molti non riconoscono più il roseo foglio.

La società civile ha perso il gusto dello sberleffo,lo spirito laico alla Cecco Angioliei.Il baccanale

dello spettacolo che i politici regalano ogni giorno non diverte più. Siamo all'indifferenza.Allo schifo demotivato.


Così il Nuovo Cagnan si spegne,un'altra volta.



Il libro del giornalista e scrittore Sante Rossetto : il Cagnan, Satira Società e Costume a Treviso