lunedì 6 settembre 2021

Il ritorno di 'Quelli del Cagnan'

Dino Buzzati definì la città di Treviso 'la Piccola Atene',perchè nel periodo storico compreso fra le due guerre, Treviso accolse numerosi poeti e artisti : facendo riferimento a questa espressione i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa proposero nel 2015 degli incontri di informazione in Città.

La prima tappa degli incontri è stata dedicata a 'Quelli del Cagnan' ( dal nome del fiume di risorgiva che passa per il centro del capoluogo della Marca e che sfocia nel Sile),ovvero la storia del 'roseo foglio' fondato da Remigio Forcolin, che fu ripreso da Franco Batacchi,Mirko Trevisanello,Giorgio Dalla Barba e Neno Abiti, delle iniziative irriverenti degli intellettuali irregolari, e ancora il Cagnan fra le due guerre e la ripresa nel 1980.

Quelli del Cagnan è stata una esperienza densa che chiaroscuri e momenti esaltanti che nessuno ha mai raccontato, forse perchè, come sempre, le voci 'altre' debbono arrangiarsi e non hanno diritto di cittadinanza nella cultura ufficiale.


Remigio Forcolin d'Aci Castello

Il Sabatini Colletti, Dizionario della lingua italiana. così definisce il qualunquismo :

" Movimento di opinione pubblica sorto in Italia all'inizio del secondo dopoguerra, che rifiutava ogni ideologia e sistema politico, soprattutto quello dei partiti. 2. Atteggiamento di disinteresse verso la politica e di prevenuto giudizio negativo nei confronti delle istituzioni  pubbliche.

Così il ritorno del giornale il Nuovo Cagnan (sulle orme del roseo foglio fondato fra le due guerre da

Remigio Forcolin, potrebbe erroneamente essere definito nella sua linea di pacata ironia.

Un tempo la satira politica del Cagnan era intrisa di umanità generosa : in fondo i cronisti del giornale

si fermavano spesso a sorseggiare un'ombra con i 'colpiti'.

Oggi, a dire il vero, sparare sui politici è fin troppo facile : qualunquistico, per l'appunto.

Il Nuovo Cagnan ritorna perchè la Piccola Atene ha bisogno di idee, progetti, ironia, senza guardare in faccia a nessuno,come si conviene alla nostra storia e ai nostri illustri predecessori.

La Pescheria, a Treviso

 C'era un solo ponte ad unire la pescheria alla 'terraferma'. Ne parlo, e chiedo scusa, come di un'isola

ed era certo una fra le più belle pescherie italiane.

Quel ponte era lo stesso di adesso, con i delfini di bronzo a capo dei parapetti e le lastre di ferro a fargli da fondo.

C'erano banchi di marmo dove, d'estate, pacifici clochards si abbandonavano a lunghi salutari sonni per smaltire la minestra dei frati e le ombre del vicino Corder. Gli ippocastani, sempre nella bella stagione,

si trasformavano all'alba e al tramonto in verdi voliere per via dei canti di migliaia di stornelli che vi nidificavano, indisturbati, se non si tien conto di qualche  innocente fiondata  che raramente ne abbatteva qualcuno.....

Due baracche per il mercato al minuto del pesce e talvolta il fumo suscitato dai 'fogoni', dove i

pescivendoli cuocevano, nella stagione adatta, le granceole che altrimenti crude sarebbero state invendibili.

Era così piena quell'atmosfera della pescheria di cinquanta e più anni fa, così intensa di odori, suoni,

voci di bambini, di femminette, di uomini che cantavano, da frastornare.


Là di fronte c'era la Tipografia Vianello, un magazzino di carta straccia e una bottega di fornaio, donde

usciva al mattino,il profumo tentatore di 'sbreghe' e panini con l'uvetta passa.

Dove un tempo c'era il Camoce d'Oro, vi fu anche Salamon, con il suo baccalà e le sue fritture.

Aldilà,invece, ai 'pontesei' una grande tipografia traeva forze da due 'roste' disposte per catturare

la corrente del Cagnan che riprendeva quindi a scorrere, verde di alghe più a valle verso il vicino Sile.

Mirko Trevisanello (da Il Nuovo Cagnan)






 pescivendoli

domenica 5 settembre 2021

Santa Maria del Rovere a Treviso : storia 'militare' e......

'Madonna del Ròvare' oppure 'S.Maria del Sòco', ci dava simultaneamente l'idea vaga e precisa di area aperta e di agoni sportivi, cos' come quella di 'periferia militarizzata'. Fino a quando non vi fu lo stadio comunale 'Tenni', le competizioni sportive si tenevano nel prato, ora scomparso, di questa contrada, vasto più o meno come quello della Fiera.

Pensatevi, giovani e scettici lettori d'oggi giorno,che là alzavano le loro tende circhi di prestigio come il Gleich,il Bush e nientepopòdimeno anche quello di William Cody,il celeberrimo Buffalo Bill, delle letture della nostra infanzia.

Periferie militari poi per via della caserma Salsa (eroe celebrato anche ai nostri giorni anche perchè era lo zio di Giovanni Comisso ), da dove uscivano,per esercitazioni, quei minuscoli carri armati italiani che tanta ilarità provocarono nel corso dell'ultima guerra. Peccato che purtroppo, c'era dentro gente che moriva.

Pochi sanno comunque che, sempre in questo prato, tuttofare, al principio del 900,fu esperito un tentativo di 'volo' con un aeroplano primitivo guidato, se non erro,da un certo Mòizo.La 'macchina' riuscì ad alzarsi (diceva mio nonno) di ben trenta centimetri dal prato. Ma già la gente, scotendo la testa, diceva che domineddio non avrebbe mai permesso che 'i omeni i svolasse come osei'.

Lì attorno il granoturco, che solo pochi eruditi chiamavano mais,cresceva rigoglioso, rigato da lunghe vigne di fragolino.

L'occupazione delle fabbriche nel 1920

Se a Sant’Artemio vi erano le Ville dei signori, a S.Maria del Rovere si respirava un’aria più popolare. Lo diciamo così, senza offendere nessuno,forti dei ricordi di un tempo….
Tra mercoledì 1° settembre e sabato 4 del lontano 1920 gli operai metallurgici occupano gli stabilimenti in tutta Italia. Gli occupanti ammontano a più di 400.000.
Paolo Spriano,illustre storico del movimento operaio, annota : “… nel trevigiano si occupa addirittura un’officina di San Mario della Rovere, dove lavorano quaranta operai….”
Il fallimento di quelle giornate aprirà poi la strada alla reazione fascista.

guardiarossa
Altri tempi , ricordi, come poteva certamente annotare Remigio Forcolin, leggendario
fondatore de ‘Il Cagnan’, che qui, a Santa Maria del Rovere, abitò a lungo.

La Pasticceria Savoia di Gennaro Immobile : a Treviso le tradizioni della pasticceria napoletana

 



La riscoperta di Treviso grazie alle Rotte del Cagnan, il roseo foglio satirico, ci porta

a Santa Maria del Rovere, che ha conosciuto la 'ribalta' della Storia perchè

con l'occupazione delle fabbriche del 1920, anche il borgo trevigiano annoverò uno stabilimento

occupato.


Ma se l'evento storico tocca le corde della memoria, il viaggio di Borghi d'Europa, vuole

occuparsi,in altro senso , delle vie del gusto. Santa Maria del Rovere ospita da molto tempo

la Pasticceria Savoia di Gennaro Immobile, giunto a Treviso molti anni orsono per visitare un amico e 

che qui ha fondato la propria attività.


“La Pasticceria Savoia realizza Servizi di Catering, Banqueting, colazioni di lavoro, welcome coffee e coffee break, open day, light lunch, business lunch in occasione di meeting, conferenze, eventi aziendali o rifreschi informali, feste di compleanni, anniversari, matrimoni....e tanto altro ….”


Gelateria e Pasticceria, secondo la tradizione napoletana.

La pasticceria a Napoli non è solo una fonte di lavoro, di gusto e di guadagno, ma anche un’arte, una vocazione, una parte importantissima della storia e della tradizione.

Ogni dolce, ogni torta, ogni variante nel gusto e nei ripieni evoca alla mente ricordi, momenti, feste, attimi di vita, unendo passato e presente in un richiamo di vista, olfatto e gusto, nonchè tatto, tutto in una volta.

E questo, a Napoli, accade da secoli.


La pastiera evoca indiscutibilmente, con il suo profumo ed il suo gusto, la Pasqua e la primavera, mentre gli struffoli e la cassata parlano al cuore del Natale, esattamente come le chiacchiere riportano automaticamente alla mente il Carnevale; le sfogliatelle richiamano alla mente le domeniche passate in famiglia, mentre il babà, nei vari formati, ricorda un po’ a tutti il passaggio dall’età fanciullesca a quella adolescente, poichè “i bambini non possono mangiarlo, c’è il rhum!“; ancora, le zeppole ricordano San Giuseppe e la festa del papà.


STORIA DELLA PASTIERA NAPOLETANA

Si racconta che Maria Teresa D'Austria, consorte del re Ferdinando II° di Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito buontempone, famoso per la sua ghiottoneria, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere, compiaciuta alla bonaria canzonatura del Re che sottolineava la sua evidente soddisfazione, nel gustare la specialità napoletana.

Pare che a questo punto il Re esclamasse:

"Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo".

STORIA DEGLI STRUFFOLI

Due famosi trattati di cucina del 1600, il Latini e il Nascia, citano come “strufoli - o anche struffoli - dei dolci preparati alla stessa maniera degli struffoli napoletani anche se la loro invenzione pare non sia attribuibile ai napoletani ma ai Greci ed è dal greco che deriverebbe il nome “struffolo”: precisamente dalla parola “strongoulos”, arrotondato. Come sempre accade nella incertezza delle origini la fantasia trova terreno fertile e quindi si passa dal supporre che derivi da strofinare, il gesto che compie chi lavora la pasta per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in palline e chi invece ritiene che la radice di struffoli sia da collegare allo strutto (il tipo di grasso con cui per la ricetta originale vengono fatti e in cui vengono fritti e vi assicuro sono tanto più buoni. Gli struffoli si trovano pure a Palermo, d'altronde il Regno delle due Sicilie aveva Napoli come capitale, ma con la variante della perdita di una f “strufoli”.Nella preparazione degli struffoli in cui come al solito eccellevano le nonne e da cui tutta la città ha ereditato una, mille e più ricette con qualche piccolo e tramandato segreto, ciascuna pallina prima di friggerla viene tagliata sapientemente a mano in formato piccolo perché così aumenta la superficie di pasta che entra in contatto col miele che deve essere abbondante. Nella ricetta degli struffoli trovano posto arancia e cedro candito, ma la parte del leone come nella pastiera e nella sfogliatella la fa la zucca candita. E' un dolce di lunga conservazione ed è consuetudine dei più piccoli piluccarne di tanto in tanto qualche pallina per soddisfare la golosità.


PASTICCERIA SAVOIA TREVISO

LA VERA PASTICCERIA NAPOLETANA NEL CUORE DI TREVISO


Pasticceria Savoia Di Immobile Gennaro

Viale Felissent Gian Giacomo, 53

31100 TREVISO

Tel.: (+39) 0422-305585

sabato 4 settembre 2021

Le Rotte del Cagnan, salvate grazie all'impegno di Borghi d'Europa !

 

Ciao Remigio, siamo ritornati !


"Quando l'associazione 'Quelli del Cagnan' ha deciso di resuscitare Il Nuovo Cagnan,  prima in rete, poi con il 'roseo foglio' tipografato, una sottile malinconia si è impadronita delle mie vecchie membra..... Quanti ricordi !
Ma non vorremmo dedicare queste poche righe al solo elenco di chi ci ha rimesso, nelle disavventure editoriali del roseo foglio, quasi le penne ! Vi saranno  incontri , per presentare il sodalizio e ricominciare una avventura, tutta basata sull'ironia del 'mi no vado a combatar' di Forcolinianamemoria.
Chissà se riusciremo, nei tempi mutati, ad aprire uno spazio per davvero libero.....
Noi ci crediamo...."

Questo scrivevamo nel 2013.
Oggi vogliamo salvare un Archivio,in occasione de Le Rotte del Cagnan, gli speciali percorsi che i vagabondi dell'informazione irregolare hanno saputo e voluto scoprire.


                                                      Giorgio Dalla Barba e Neno Abiti





















Buona lettura
 la redazione di Quelli del Cagnan