Il Caffè delle
Rose,giusto all’angolo fra via Manzoni e Piazza Burchiellati. Ha
sempre
‘marcato’ la
storia di queste contrade. Forse per via della sua storica fontanella
:
anni orsono il Paolo
(l’allora gestore del locale), aveva coniato una sentenza che restò
negli annali del
Cagnan : “ anche una fontana d’acqua fuori dalle porte
dell’osteria,
può disturbare ( i
consumi n.d.r)”.
Dall’altra parte
(l’altro angolo), dove oggi c’ è una banca, vi era il garage
Canton,
storico noleggiatore
di fiammanti Appia nere con conducente (il Febo), che accompagnava
a Cava Zuccherina
(Jesolo) le famiglie nei giorni di festa comandata.
Altri tempi,certo.Ma
Moreno nel suo Caffè delle Rose ha saputo mantenere intatta quella
atmosfera di dialogo
e di cordialità che caratterizzavano allora l’antica
osteria.L’antica
fontanella sembra
sprizzare nuova vitalità, sarà anche per il savoir faire di Moreno
e
Sara verso la
clientela.
Colazioni con ottimi
caffè e una vasta scelta di brioches e dolci ; pausa pranzo e
aperitivi
con
panini,tramezzini e altre ghiottonerie rigorosamente artigianali e…
vi è sempre una
parola per tutti,una
battuta,un ascolto sincero e mai untuoso. In fondo i locali
trevigiani
sono proprio questo:
una alternativa (per carità non facciamo politica!), al consumismo
dei rapporti venduti
e vendibili.
Era figlio del mercante Gian Battista e Paola degli Alberti. La famiglia era di origini modeste, ma benestante; considerati, inoltre, gli interessi culturali del padre (era appassionato di musica), il Burchelati ottenne una buona educazione sotto la guida di prestigiosi insegnanti.
Nel 1564 morì il padre e Bartolomeo, primo di sei fratelli, si dovette occupare degli affari di famiglia. Ciò, tuttavia, non interferì troppo con i suoi studi, tanto che nel 1572 si iscrisse alla facoltà di medicina e filosofia dell'università di Padova e, seguito dal celebre Girolamo Mercuriale, ne uscì laureato quattro anni dopo.
Si dedicò prevalentemente alla poesia e all'erudizione. La figura di Bartolomeo Burchelati è legata alla storia urbanistica e architettonica del centro di Treviso. Membro di una influente famiglia, fu proprietario di diversi edifici importanti del centro storico, inclusa la Torre del Visdomino. È da uno scritto di Burchelati (Sconci e rovine di Treviso) che si hanno le prime notizie attendibili sulle vicende storiche del Palazzo Bomben e di Palazzo Caotorta.
Scrisse anche un'opera storica, il Commentariorum memorabilium multiplicis historiae Tarvisinae locuples promptuarium (1616), particolarmente apprezzata dall'erudizione settecentesca.
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