Porta Frà Giocondo,
nell’immaginario collettivo dei giovani degli anni ‘60, era il
varco
verso il contado,una
sorta di indicazione da percorrere in bicicletta per indirizzarsi,
lungo viale Luzzatti
e Santa Bona Vecchia, verso il mitico Montello.
Certo ricordiamo
l’Osteria Toniolo (nata come bottiglieria); il salone di sartoria
di Carlo
Calzavara,l’elettrauto
Tasca, ove Adriano, con pazienza, ricoverava la nostra antichissima
Topolino,
accompagnata da Renzo, il burbero benzinaio di Porta Santi Quaranta,
che fungeva
da nostro
insostituibile ‘consulente’.
Ebbene, fra gli
appunti di storia e di cronaca,non possiamo dimenticare Lele Ricato,
il
‘frutarioeo’di
questa contrada. Lele , me lo ricordo bene (eravamo a scuola
insieme),
ha sempre
rappresentato per me il ragazzo di stile, che piaceva alle donne,
dotato di una
non chalance davvero
proverbiale.
E questo stile Lele
lo ha trasferito anche nel lavoro, così da trasformare la sua
bottega in
un punto di
incontro, dove , con maestria e intelligenza, sa destreggiarsi alla
grande,
suggerendo,
spiegando, senza mai dare l’impressione di essere invasivo o
untuoso.
Insomma il Ricato è
di un altro pianeta, rispetto a noi mortali, anche se opportunamente
‘cagnanizzati’.
Vorremmo quasi
definirlo un dandy (non è una parolaccia, tutt’altro) : proprio di
Lele,
infatti, è
l’ironico distacco dalla realtà e il rifiuto nei confronti della
mediocrità .
Il suo lavoro, in
cui offre da sempre qualità ed eccellenza, lo sta a dimostrare.
Non si può parlare
della contrada Frà Giocondo, senza includerlo in un viaggio fra i
protagonisti della
storia e delle storie locali.
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