Poi un mattino del dicembre '45 lo stanco e spoetizzato lettore della Marca,intontito dalla carta stampa e dai simboli politici, indeciso sevotare casa Savoia o Repubblica, sazio di corned-, di comizi quotidiani,trovò nelle edicole il 'Cagnan',un foglio rosa scitto in dialetto e in italiano sulle
quattrio pagine che la carestia di carta imperante gli consentiva, piene di lepidezze,allusioni,barzellette,frustate, episodi di vita cittadina narrati in chiave satirica,personaggi illustrati con tanto di nome e cognome qualifica......
Il fogliaccio rosa che Remigio Forcolin aveva ripreso a dirigere,andò letteralmente a ruba.
Con i numeri immediatamente successivi il settimanale divenne un simbolo per i trevigaini,una bandiera,un mezzo di difesa,ma anche di offesa.Insomma un apostolo che esortava i 'fregati' a non porgere l'altra guancia e che li difendeva egregiamente con quella forza e quel potere che solo la parola, se sapientemente spesa, sa esprimere.
Sopra la testata il motto trevigianao 'mi no vado a combatar', riassumeva,nella sua laconica sfrontatezza, la mentalità e l'anima stessa dei nostri cittadini.
Nessuno si salvava, la nemesi del sabato mattina era attesa temuta da tutti.In città e provincia
(donde bravi amici corrispondenti mandavano 'ciacole e maldicenzee' comunque sempre ben fondate,
e dove il Cagnan rapidamente si diffuse), da uomini politici e cittadini semplici, da 'borsari neri' e
pescicani,da ex fascisti pentiti (ma non troppo) , patronesse e zelatrici dalla vita (quella diurna però),irreprensibile....
Remigio Forcolin fu querelato un sacco di volte e quasi sempre se la cavò trionfalmente. Poi,come molti giornali galantuomini, il Cganan cessò le pubblicazioni.Senza tarumi, senza la consueta
'pètarade' che accompagna, usualmente l'agonia di una testata.Non aveva più soldi, ecco tutto.....
Nessun commento:
Posta un commento