Anche se cadeva due
giorni esatti prima dell’inizio ufficiale della primavera,la
festa di Sant’Isepo
era per i trevigiani
l’uscita dall’inverno : si ‘imprimavano’ i
vestiti nuovi, si cominciava a rimettere in naftalina , con al roba
pesante,lo stesso inverno. Anche se (cosa comunque, a mio
ricordo,improbabile),avesse piovuto, quel giorno nulla al mondo
avrebbe impedito alla gente della città e dei dintorni di
farsi la scampagnata della sagra.19 marzo : san Giuseppe.
Sui calendari,nelle
pagine dei diari scolastici,era giornata di precetto assoluto :
chiuse botteghe,uffici e scuole. Cominciava dopo il mezzogiorno
l’esodo verso la frazione che ci pareva lontana, come terra
straniera.
Non c’erano
autobus, allora e nemmeno il tram. Si andava a piedi,oppure, in
carrozza : rare le macchine dei ‘siori’ per la strada
polverosa. Il cavalcavia e l’asfalto erano ancora di là
da venire.
La sagra, a parte i
consueti banchetti di giocattoli,palloncini, fischietti, trombette e
altro, e quelli delle frittole, dei ‘ciucci’ e delle
tiramolle,non era poi granchè.
Ma ci ci
accontentava, magari mangiando i finocchi che la Emma vendeva assieme
ai bagigi : ‘bagigi e fenoci’.Per poche lire si era
beati….
Poi il tempo passò
: il santo dei marangoni è stato, si deve dire,politicizzato e
andare alla sagra non è più di moda. Già in quel
1935 ancor prima che i pruriti imperiali solleticassero i nostri
‘capi’,di parlava del campo d’aviassion,che era poi
l’attuale aeroporto. Un vastissimo prato,un hangar,una manica
nel vento,due aeroplani uno dei quali (credo fosse costato
ventimialire !!), era proprietà della famiglia Appiani.
Tre anni dopo, il 4
Novembre,nel ventennale della Vittoria,quel velivolo dopo essere
atterrato sulle Grave del Piave illuminato, si incendiava in seguito
ad una collisione con l’altro aereo in dotazione della RUNA
(non c’era l’aeroclub), su quello stesso campo ‘de
Sant’Isepo’.
Anche Appiani morì
bruciato come quel camerata e corsero voci su una presunta
volontarietà del noto ceramista a provocare l’incidente
per via di sospetti, fondati o meno, su una tresca della bellissima
moglie con il Bozzoli…..
Sagra di Sant’Isepo.
Il vino correva a
litri per le tavolate di gente pacificamente allegra. Si salutava la
primavera e si ringraziava, con l’aiuto del prete e del
campanaro, la divina provvidenza. Esultavano anche i vecchietti della
casa dei cronici’,infernale gerontocomio dove veniva messo a
morire chi aveva il torto di ivecchiare senza arricchire.
Quei vecchetti
potevano uscire solo al sabato e gran parte di essi andava in giro a
chiedere l’elemosina che quasi nessuno si sognava di negargli.
Perchè nel
cronicario-lager la fame era tanta. Poveri vecchi! La casa passava
loro una divisa con il berrettino e visiera : l’uniforme dello
sparuto esercito della miseria.
Si ubriacavano con
estrema facilità : euforici alla prima ombra, già cotti
alla terza.
Sempre per via della
fame, anch’essa cronica.
San Giuseppe non è
più ‘campagna’, ora. Prosegue, dopo lo storico
campo nafta (Eden) e il cavalcavia, la città come una
appendice più chiara : villette,case civettuole,benessere
e……..
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