Se a Sant’Artemio
vi erano le Ville dei signori, a S.Maria del Rovere si respirava
un’aria più popolare. Lo diciamo così, senza offendere
nessuno,forti dei ricordi di un tempo….
Tra mercoledì 1°
settembre e sabato 4 del lontano 1920 gli operai metallurgici
occupano gli stabilimenti in tutta Italia. Gli occupanti ammontano a
più di 400.000.
Paolo
Spriano,illustre storico del movimento operaio, annota : “… nel
trevigiano si occupa addirittura un’officina di San Mario della
Rovere, dove lavorano quaranta operai….”
Il fallimento di
quelle giornate aprirà poi la strada alla reazione fascista.
Altri tempi ,
ricordi, come poteva certamente annotare Remigio Forcolin,
leggendario
fondatore de ‘Il
Cagnan’, che qui, a Santa Maria del Rovere, abitò a lungo.
Come non ricordare
poi la storca figura dell’arciprete che nella Treviso degli anni
‘70, si mormorava volesse costruire un’altra chiesa ?
Santa Maria del
Rovere, nella nostra memoria è tutto questo insieme di sguardi,di
idee,
di spunti.
Ci è giunta la
notizia della morte di Flavio Cervi, paron assieme alla moglie Iris
del bar alla Veranda, in via Tommaso Salsa, un’oasi dove aveva
saputo ricostruire un pezzo della
trevigianità più
vera, un tempio del dialogo e della amicizia. Alla Veranda ( gestita
da Flavio
fin dal lontano
1980) si incontravano gli sportivi, la associazione degli ex
lottatori in primis.
(Flavio infatti
aveva esercitato questo sport ). Poi come non ricordare la Società
di Birilli la Veranda, i pescatori sportivi, la società ciclistica e
il club biancoceleste ‘Eagles Supporters’.
L’incontro, le
discussioni, avevano restituito alla Veranda l’antica atmosfera
delle osterie
di casa nostra, ove,
di fronte ad un’ombra, scomparivano le differenze sociali
culturali e
politiche.
Santa Maria della
Rovere : una contrada che ha sempre vissuto con forte senso di
appartenenza la
propria vita sociale, grazie alle innumerevoli iniziative della
Parrocchia,
che è sempre stata
un punto di aggregazione, di incontro e di solidarietà.
Un altro luogo
storico,impossibile da dimenticare, era il bar da Egidio. Il nostro
anfitrione ,
amante dello sport
calcistico e della trevigianità, era riuscito a creare un’isola
felice e ,
perché no,
guduriosa. I panini con la porchetta lunghi un chilometro che ,nel
taglio allegro
e gioviale
,trovavano un consumo assai rapido, accompagnavano le buone bevute e
le discussioni
interminabili.
E’ difficile
restituire con le parole l’atmosfera magica delle osterie di un
tempo. Remigio
Forcolin, fondatore
del roseo foglio, diceva che : “… tutto sommato ci resta
l’allegra certezza
che tutto andrà
per il meglio, se sapremo…. riderci su “, come sapevano fare gli
avventori di Egidio.
Oggi i suoi
figli , Thomas Germano e Deborah, hanno saputo dare continuità
alla
storia di famiglia,
con il bar Edera, che è diventato un punto di ritrovo e di
comunicazione
sincera, quasi a
collegarsi con ‘quella’ storia, di quella ‘osteria’, ove
Egidio aveva saputo
infondere il meglio
delle nostre tradizioni di accogleinza.
E poi
ripubblicheremo la storia del generale Tommaso Salsa, che ha dato il
nome ad
una Via importante
di Santa Maria del Rovere. La penna è quella di Giovanni Comisso,
dalla
rivista
Treviso,Rassegna del Comune,Primavera 1933, curata da Giuseppe
Mazzotti.
Tutto questo non è
acqua.In tempi difficili la luce della memoria può aiutarci a
ritrovare il
filo di un cammino
nella speranza. Se il Nuovo Cagnan serve anche a questo, ci pare
giusto
che esista e
prosperi con la Città!
La Storia
In epoca medievale la zona, inclusa ovviamente nel territorio di Treviso, era conosciuto come
colmello di
Spineda, toponimo che ricorderebbe una piantagione di arbusti spinosi che supportava la cinta muraria nella difesa della città. Dal punto di vista amministrativo, apparteneva al quartiere
Oltrecagnan, mentre da quello ecclesiastico faceva capo alla
parrocchia di San Tomaso, nel centro storico (così come i vicini colmelli di Selvana e Sambugole). La
Cal Nova
(attuale Pontebbana) separava Spineda dai colmelli di San Bartolomeo,
Le Corti e Fontane (da sud a nord). Si trattava ancora di una zona
rurale scarsamente popolata.
Con l'avvento della
Serenissima
avviene una riorganizzazione amministrativa: viene istituita la
podesteria di Treviso suddivisa in nuovi quartieri e Spineda viene
assegnata alla
Zosagna di Sopra.
Nel
Cinquecento, tutta l'area tra la Cal di Breda e Porta San Tomaso viene adibita a zona di addestramento per la
cernida, la milizia territoriale veneta: è la cosiddetta
Spianata,
toponimo che ha poi affiancato in documenti e mappe il preesistente
Spineda; con il tempo, tuttavia, questa vasta area venne
progressivamente ridimensionata
[3]. Già nel
Seicento parte del territorio è assegnato ad alcune famiglie del
patriziato veneziano
e, di conseguenza, si sviluppano i primi importanti insediamenti,
distribuiti principalmente lungo il Limbraga e le attuali vie Acquette,
Cal di Breda e della Madonnetta. Sotto
Napoleone il luogo è ancora in uso (
campo di Marte), così come sotto gli
Austriaci e dopo l'
Unità d'Italia (
piazza d'armi) ma si ridusse rapidamente fino a scomparire con l'espansione urbana del
Novecento[2][3].
Il vero boom urbanistico del quartiere si verifica però nel
Novecento con la costruzione della caserma "Salsa" (
1915), oggi dismessa, e con i piani di
edilizia popolare attuati durante il
Ventennio e negli
anni sessanta-
settanta.