La scapigliatura trevigiana di quel periodo (parliamo del 1920 o giù di lì), subito dopo la guerra, quando i primi sussulti del fascismo sorgente facevano già prevedere la marcia su Roma, era, come d'altronde accade anche adesso,prettamente provinciale, condizionata dalla vita di una cittadina limitatrice della vita sociale e culturale, pronta a reprimere in mille modi ogni movimento sospettofin dal primo insorgere.
Una scapigliatura,quindi,costretta ad essere casalinga e ambigua : un prezzo, anzi uno scotto pagato per sopravvivere.
Remigio Forcolin e alucni amici,fra cui Vianello e Cancian,queste cose le sapevano molto bene,ma fu proprio questa conoscenza delle abitudini del nemico, che consentì loro di varare il loro 'Cagnan0, senza il necessario placet dei benpensanti, della borghesia e della nobiltà che imperavano e sottomettevano intellettualitàcultura e arte....
Sante Cancian
Un tiro mancino, dunque,una specie di golpe giornalistico che prese tutti alla sprovvista.
Riuscirono i benpensanti a farlo tacere soltanto anni dopo, complice quel fascismo al quale s'erano votati anima e corpo,esclusi alcuni rari ostinati dissidenti, allora....
Treviso nel dicembre del 1944 stava ancora leccandosi le ferite tremende di cinque anni passati fra guerra e Resistenza.I morti erano comunque sepolti, le case dirute cominciavano, mattone per mattone,a essere ricostruite, fiorivano 'balere' in ogni angolo libero dove le 'signorine' facevano affari d'oro con gli Alleati delle truppe di occupazione. Qualcuno trovò persino marito,fra le divise 'kaki' d'oltre oceano.Dollari,'am-lire', cigarette and chocolat.
Boogie woogie, contrabbando e mercato nero : la benzina la trovavi dal fruttivendolo,il pane bianco dal fabbro ferraio,pezzi di ricambio per gli scassati automezzi superstiti potevi reperirne a volontà nelle case coloniche di astuti villici trasformatisi al tempo giusto. E fiorivano ovviamente, anche le testate giornalistiche.Molte duravano pochi giorni, altre, più resistenti, tenevano banco in edicola per mesi. Fiorivano i periodici del turpiloquio, del livore antiproletario, del bacchettonismo più smaccatamente puritano. Parrocchie e partiti duellavano sui giornali senza esclusione di colpi.
Poi un mattino del dicembre del '45 lo stanco e spoetizzato lettore della Marca,intontito dalla carta stampata e dai simboli politici,indeciso se votare casa Savoia o Repubblica, sazio di corned-beef e di comizi quotidiani,trovò nelle edicole il Cagnan,un foglio rosa scritto in dialetto e in italiano sulle quattro pagine che la carestia di carta imperante gli consentiva, piene di lepidezze,allusioni,barzellette,frustate episodi di vita cittadina narrati in chiave satirica,personaggi illustrati con tanto di nome cognome qualifica....
Il fogliaccio rosa di Remigio Forcolin andò letteralmente a ruba.
Con i numeri immediatamente successivi il settimanale divenne per i trevigiani un simbolo,una bandiera,un mezzo di difesa,ma anche di offesa.Insomma un apostolo che esortava i 'fregati' a non porgere l'altra guancia e che li difendeva egregiamente con quella forza e qul potere che solo la parola, se sapientemente spesa, sa esprimere.
Sopra la testata il motto trevigiano 'mi no vado a combatar', riassumeva nella sua laconica sfrontatezza, la mentalità e l'animo medesimo dei nostri cittadini.
Nessuno si salvava, la nemesi del sabato mattina era attesa e temuta da tutti : in città e provincia ( dove bravi amici corrispondenti mandavano ciacole e maldicenze comunque sempre ben fondate e dove il Cagnan rapidamente si diffuse), temuto da uomini politici e cittadini semplici,da 'borsari neri' e pescicani,da ex fascisti pentiti (ma non troppo),omosessuali d'alto rango,patronesse e zelatrici dalla vita (quella diurna...) irreprensibile.....
Remigio Forcolin fu querelato un sacco di volte e quasi sempre se la cavò trionfalmente.
Poi, come molti giornali galantuomini, cessò le pubblicazioni. In silenzio,senza traumi, senza la consueta 'pètarade' che accompagna, usualmente,l'agonia di una testata. Non aveva più soldi,ecco tutto.....
Dal 1948 occorre fare un bel salto temporale per trovare traccia del risorto Cagnan.
Alla corte del mensile Pagine Venete, a settembre del 1979,con quei bizzarri personaggi della vita culturale veneta che rispondono ai nomi di Franco Batacchi (direttore),Giorgio Dalla Barba (editore) e Mirko Trevisanello.
Il foglio rosa,supplemento mensile a Pagine Venete, fu resuscitato grazie alla carta fornita dalla Cassamarca e fu curato da Trevisanello,poeta scrittore giornalista professionista, amatore folle dele grazie muliebri, figura molto invisa negli ambienti benpensanti...
Forse a causa della sua sincerità di espressione,della crudezza , a volte, del sui linguaggioo.O, forse,
per il suo spirito indipendente.
Remigio Forcolin restava in sella come direttore onorario.
La stagione di Pagine Venete,legata ad alcuni progetti culturali di ampio respiro (Treviso Città Europea,era lo slogan!),terminò con la rovina finanziaria dei suoi animatori,complici vicende poco chiare di mancati finanziamenti,di loggeP2,di morte per asfissia d'indipendenza politica.
Treviso continuava ad essere lottizzata da una classe politica inetta,capace soltanto di difendere il proprio orticello di potere e di mandare allo sfascio ogni seria iniziativa di rinnovamento.
Sembrava che la stagione del Cagnan fosse finita.
E invece gli spiriti liberi non crepano mai.
Nel settembre del 1983 ( a una anno dalla sospensione delle pubblicazioni),un colpo di coda di Mirko Trevisanello e Giorgio Dalla Barba,faceva resuscitare il roseo foglio,in edizione autonoma.
Così il nuovo Cagnan riprese la voce, sorridente e crudele, beffardo ed ironico,nobile e povero.
Nel dicembre del 1983 Trevisanello va a dirigere Venezia7 e il Marco Polo 2000.
L'almanacco della trevisanità ridiventa 'cattivo'.Molti speciali, molta irriverenza, 'carne' ai politici.
La nuova formula fa discutere : molti non riconoscono più il roseo foglio.
La società civile ha perso il gusto dello sberleffo,lo spirito laico alla Cecco Angioliei.Il baccanale
dello spettacolo che i politici regalano ogni giorno non diverte più. Siamo all'indifferenza.Allo schifo demotivato.
Così il Nuovo Cagnan si spegne,un'altra volta.
Il libro del giornalista e scrittore Sante Rossetto : il Cagnan, Satira Società e Costume a Treviso