giovedì 8 settembre 2022

Le Rotte del Cagnan – Fontane Chiesa Vecchia fra itinerari religiosi e percorsi del gusto


Ci dicono che l'osteria a Fontane Chiesa Vecchia ci sia sempre stata (almeno da settant'anni, o giù di lì).

Ai tempi dello studentato (contrassegnato a Treviso dalle 4 Esse, Siamo Sempre Senza Soldi), giungevamo spesso in questa contrada con la nostra romabante (si fa per dire....) Topolino decapotabile e bastone del cambio permettendo ( era spannato e ci restava regolarmente in mano....), scendevamo a bere un'ombra e a degustare una buona fetta di sopressa di casada.

Altri tempi : oggi l'antica osteria è ritornata nuova vita grazie a Silvana e Boris, due sposi che

hanno portato dalla slovena Postumia un entusiasmo e una freschezza davvero inediti.

Postumia è situata a metà strada circa tra Lubiana e Trieste, al centro della regione storica della Carniola interna, di cui costituisce il maggiore centro abitato. Postumia è allo stesso tempo situata ai limiti orientali del Carso, in prossimità delle omonime grotte e del Castel Lueghi (o di Predjama) che costituiscono due delle maggiori attrazioni turistiche della Slovenia.


La Trattoria Pizzeria Chiesa Vecchia propone oggi una cucina che unisce il meglio delle tradizioni locali, sia di carne che di pesce. La pizzeria può contare sul forno a legna.




Ma Fontane Chiesa Vecchia è inserita anche negli itinerari Percorsi della Fede, che Borghi d'Europa propone.

Le iniziative di informazione trovano oggi un punto di incontro nel progetto 'L'Europa delle scienze e dalla cultura' (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica), che deve realizzare entro la fine del 2022 i Percorsi Internazionali presentati a Milano, nella sede del Parlamento Europeo nell'aprile del 2019.


Fontane,nota anticamente come Giustignago o Lago di Giustina, il toponimo attuale testimonia la notevole presenza di risorgive.Un primo nucleo abitato doveva esistere già nel XII secolo, quando viene citata una chiesa intitolata a Santa Maria di Fontane.

L'economia del paese si resse sin dal XIII secolo sulla presenza di mulini, cartiere e opifici azionati dai numerosi corsi d'acqua. Dal XVI secolo assunsero invece importanza le coltivazioni di canapa e lino. Fu comune autonomo in epoca napoleonica .



La Chiesa Vecchia si trova nell'abitato più a sud, chiamato appunto Fontane Chiesa Vecchia, e rappresentò il principale luogo di culto sino al 1922, anno in cui fu ultimata l'attuale parrocchiale (di cui oggi è succursale).

Di questo edificio si hanno notizie sin dal 1093. A lungo dipendente dal Battistero di San Giovanni Battista del Duomo di Treviso, divenne parrocchiale nel 1568.

L'attuale costruzione fu iniziata sul finire del XVI secolo, per essere consacrata nel 1601. Nel 1818 venne ampliato il presbiterio. Ha svolto le funzioni di parrocchiale sino al 1922, quando fu sostituita dalla nuova chiesa; da allora ha attraversato un certo abbandono sino alla ristrutturazione degli anni 1980 durante la quale vennero alla luce due resti di affresco risalenti al Tre-Quattrocento.


Presenta una facciata a capanna tripartita da lesene di ordine ionico, con il portale sovrastato da un rosone murato. Completa la facciata, poggiando su uno spesso architrave, il frontone. L'edificio conserva parti della chiesa precedente, in particolare il campanile romanico del XIII secolo.

L'interno custodisce varie opere di pregio: il pulpito policromo in legno (XVIII secolo), due formelle in terracotta presso l'altare maggiore, due statue lignee dei santi Pietro e Paolo, una statua in legno dipinto della Madonna (XVIII secolo). Gli arredi più preziosi sono stati trasferiti nella nuova parrocchiale.


giovedì 1 settembre 2022

Le Rotte del Cagnan – La Contrada del Cavallino a Treviso

 


 



Via Palestro a Treviso, collega piazza Ancilotto a via Martiri della Libertà.

Il toponimo odierno, già assegnato anche a piazza Ancilotto, è del 1883 e rimanda alla celebre battaglia di Palestro (1859). Prima ebbe varie altre denominazioni: nel Trecento era la contrada Hostarie de Cruce e, più tardi, Contrada delle Ostarie dalle tante osterie che vi si trovavano; poi fu nota come contrada del Moretto, del Cavallino e dei Due Mori dal nome di una trattoria ; venne inoltre indicata come contrada dei Tripperi (dalle tante rivendite di trippa - siamo nella zona delle Beccherie, v. piazza Ancilotto), del Teatro Dolfin (v. via Teatro Dolfin), del Molinetto (v. via Molinetto).


La Contrada del Cavallino di Mirko Trevisanello

“ Mi affascinava fin da quando ero bambino, quella striscia di pietra,incastonata fra i mattoni nudi,con su scitto il none della 'contrada'. Compitavo felice, forte degli insegnamenti di suor Nicefora,mia maestra di prima elementare,quel 'contrada' del Cavallino e, chissà mai per quale nistero, l'associavo alla bottega dei 'bandeta', che sulla via Palestro apriva una scura porta e ancor più scure,fuligginose inferriate coperte da fitta rete.

'Bandeta' vuol dire lattoniere nel dialetto trevisano,ma chi si sarebbe mai sognato di chiamare così Bepi o Angelo ?

Tanto più che accanto alla porta,sulla targhetta di marmo, era scritto proprio così : Angelo Dal Molin,bandaio.

Incudine,lastre di latte,forgia,martelli di ferro e di legno.... Mi affascinava l'improvviso divampare di braci al soffiare del mantice,mi affascinava la grossa lampada a benzina,lucida di ottone , alla cui fiamma sovente venivano immolate a milioni,le uova delle cimici allegramente proliferanti nelle brande di molte case all'ingiro.


Sicchè Bepi, socio di Angelo,quando lo incontravo per via con l'immancabile 'popolare' fra le labbra e l'ancor più immancabile lampada in mano, assumeva ai miei occhi simultaneamente l'aspetto di un guerriero, di un paladino e anche di un boia, delle cimici.

Là di fronte la casa romanica ancora ricoperta di intonaco ignobile,era adibita a bottega di vetri,cristalli e specchi.Di fianco ad essa apriva i suoi battenti

l'antica meravigliosa osteria del 'Corder',sempre piena di voci e odori com e di vecchie botti, con le panche sempre occupate da vagabondi sereni di sazietà ed ebberzza acquisite a buon mercato.

Di fronte,oltre la via, c'era l'osteria da Gildo ed i miei pochi anni già fremevano d'incredibile amore

per la bionda Cicci che aveva due anni più di me.

Poi i tempi si succedettero sereni e tristi,carichi di pacate gioie subito seguite da follie e mostruosità.La bottega 'de' veri' chiuse per restauri e le martelline dei muratori,grattato via l'ignobile intonaco, recuperarono una splendida facciata romanica,il 'Corder' chiusei battenti,

al posto della trattoria da Gildo fu aperto un elegante negoziodi pentolame costoso.

Morirono a pochi anni di distanza l'uno dall'altro Bepi e Angelo, i 'bandeta' della bottega fumosa....

Le case, le cose, gli uomini,i fatti, tutto o quasi ha ormai abolito l'inesorabile macina del tempo.

Eppure....”


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